lunedì 10 ottobre 2011

Momodora 2


 Qualcuno si stava chiedendo in cosa consistesse l'effetto collaterale della magia che Isadora cercava in Momodora per riportare in vita la madre? Ebbene, a quanto pare la giovane ex-eroina è stata trasformata nella Regina del mondo sotterraneo, e ha iniziato ad infastidire i villaggi confinanti. Uno di questi villaggi, guarda caso il villaggio di KoHo (lo stesso da cui proveniva Isadora), decide allora di inviare Momo, una vergine del tempio, per trovare la nuova regina e renderla inoffensiva.
E' questo il prologo di Momodora 2, programmato ancora una volta da Guilherme 'rdein' Martins utilizzando il Game Maker 7 e avvalendosi di Elektrobear per la parte aiudio, di Jmickle e PKBT come aiuto programmatori e di thernz come aiuto grafico.


La prima cosa che salta all'occhio non appena ci si imbarca nell'avventura è l'estrema manovrabilità della protagonista. Inoltre si nota la presenza di un simil-scrolling molto fluido, che però non tradisce la natura di platform a schermi del gioco (novità rispetto a Momodora, che era a scorrimento), testimoniata dalla presenza di una mappa "a quadratini" che si aggiorna autonomamente richiamabile tramite la pressione del tasto Shift; la percentuale che compare richiamando la mappa indica la quantità di territorio esplorato, ma non è essenziale (anche perché pare sia impossibile) arrivare al 100% per finire il gioco. Lo scopo finale è quello di trovare la Regina del mondo sotterraneo e ucciderla... O no? In realtà ci sono due finali: uno normale (che io chiamereri "scontato") e uno alternativo (che è molto meglio di quello normale), per vedere il quale è necessario trovare un certo oggetto di cui non parlerò per non guastarvi la sorpresa!


Nel corso dell'avventura, di solito in posti ben nascosti, si trovano degli scrigni che contengono dei "potenziatori" di salute, che donano un cuore in più al "corredo" di Momo. Non ci sono armi extra, ma solo una specie di talismano (potenziabile una volta) che serve a distruggere dei blocchi particolari. Pregando in corrispondenza delle statue delle dee le si attiva (oltre a recuperare l'energia): una volta attivate tutte e quattro è possibile accedere alla stanza della regina e sfidarla nella battaglia finale.


Colpendo delle campane sparse qua e la per il mondo di gioco è possibile salvare la situazione (e recuperare l'energia). Oltre alle già citate armi e ai cuori, troverete, sempre all'interno di scrigni, degli oggetti magici che doneranno a Momo della abilità che le permetteranno di raggiungere posti prima preclusile (che cosa ho scritto?).


Alcuni personaggi guideranno Momo nell'avventura... Che proprio avventura non è, trattandosi di un puro e semplice arcade, piuttosto facile e corto... il che può essere come può anche non essere un difetto... Per quanto mi riguarda, avrei preferito che il gioco fosse non dico più lungo, ma almeno leggermente più articolato... Una volta visto il finale migliore infatti ho perso qualsiasi stimolo a rigiocarlo...


Devo quindi purtroppo concludere che da questo gioco mi aspettavo molto di più, soprattutto visto il capitolo precedente, nonostante sul piano tecnico non abbia assolutamente niente da eccepire... Ma è pur sempre un gioco indipendente, gratuito per giunta!

giovedì 1 settembre 2011

Jable's Adventure

Che cosa fareste se un bel giorno al vostro risveglio vi ritrovaste con un calamaretto sulla testa che vi dice di chiamarsi Squidric (per gli amici Squiddy) e vi chiede se volete essere "l'eroe"? Sappiate che a Jables, il protagonista di questo Jable's Adventure, simpatico arcade/adventure programmato da Jason "JaJitsu" Boyer e scritto da
Ryan "Fireshaw" Pietz, è successo proprio questo! E ha accettato di buon grado, imbarcandosi così in un'avventura di cui non sa assolutamente niente! Sarà il fido Squiddy a spiegargli a poco a poco tutto quello che deve sapere! E ci sarà da ridere!


Sì, perché il bello di questo gioco, realizzato con Multimedia Fusion, è che fin dall'inizio non cerca di nascondere la sua intenzione di essere una parodia del genere, forse un po' troppo abusato, complice il successo di Cave Story, nel panorama indie.
A differenza dei titoli più noti però, Jable's dura poco: la trama non è affatto intricata, e le armi e gli oggetti speciali sono davvero pochi, anche se ci sono un paio di segreti studiati piuttosto bene. Ma questa brevità (che, almeno dal mio punto di vista, non è sempre un punto a sfavore), unita a un livello di difficoltà non elevatissimo, è ben compensata dall'umorismo che pervade l'avventura e da alcuni enigmi particolari e inaspettati, data la leggerezza dichiarata del gioco.


Un gioco che mi ha piacevolmente sorpreso e che non mi vergogno di definire uno dei migliori indie games del 2010!

Momodora

Momodora, quasi interamente realizzato da tale rdein con l'ausilio del Game Maker, è un platform game graficamente e musicalmente ispirato a Cave Story in cui il giocatore veste i panni di Isadora Doralina, un'eroina che vive nella terra di Koho, un posto in cui i sacrifici di vergini sono una pratica comune, avente come scopo la rinascita del mondo in meglio... Isadora ha perso sua madre in uno di questi rituali (ma non venivano sacrificate le vergini?), e un bel giorno decide di addentrarsi in un territorio pericoloso per trovare un particolare oggetto che si dice possa anche riportare in vita i morti... probabilmente in cambio di qualcosa...


Ovviamente lungo il suo cammino incontrerà vari nemici intenzionati a farle la pelle, da cui potrà difendersi inizialmente con una misera fogliolina (molto tagliente, però!), e poi con armi via via sempre più sofisticate e dannose.
Il livello di difficoltà è piuttosto basso, e i livelli non troppo lunghi. Il modo migliore per finire il gioco agevolmente è quello di attraversare lentamente le varie schermate che lo compongono, sconfiggendo almeno i nemici più ostili prima di procedere. In effetti Momodora non è nient'altro che un platform arcade, senza enigmi di sorta dalla linearità disarmante (nel corso dell'avventura ci sono soltanto due bivi, uno facoltativo e l'altro obbligatorio  - sarete costretti a ripetere un piccolo tratto di territorio già attraversato), in cui l'unica preoccupazione del giocatore è superare indenne gli attacchi nemici e fare più danni possibile.
Per questa ragione ci si aspetterebbero entusiasmanti sfide con enormi e combattivi boss di fine livello... Peccato che ce ne sia soltanto uno, alla fine del gioco, e che sia tutt'altro che temibile...
Oltretutto nel corso dell'avventura troverete degli oggetti particolari che verranno inseriti nell'inventario, ma non sono ancora riuscito a capire come si utilizzino...


Per chi misura la durata di un gioco in ore, credo che sia possibile completare Momodora in poco più di un'oretta. L'unico incentivo a rigiocarlo potrebbe essere la modalità "Time Attack", che credo consista nel completare il gioco nel minor tempo possibile.
Sebbene non abbia niente contro i giochi "corti", anzi, li preferisco, nella maggior parte dei casi, nel caso di Momodora non ho trovato alcun elemento che mi portasse a consigliarlo a qualcuno... Non ci sono guizzi, c'è poca azione, la storia è solo un pretesto per permettere al giocatore di affezionarsi a un personaggio altrimenti del tutto anonimo (e già così...)...
Spero che si tratti di un semplice esperimento che preluda a qualcosa di più curato e studiato, perché le capacità tecniche ci sono...

venerdì 6 maggio 2011

Meikyuujou Haidora

Pochi mesi fa, dopo aver ripreso, stavolta per giocarlo sul serio e finirlo, Akuji The Demon, divenuto ormai un classico del videogioco indipendente tanto da meritare un'ottima traduzione amatoriale, avevo iniziato a disinteressarmi a questo tipo di giochi, soprattutto perché di cose che incontrassero i miei gusti molto retrò iniziavano ad uscirne davvero poche... Fino a quando mio fratello mi ha fatto scoprire Meikyuujou Haidora!


Traducibile con "il castello labirintico Hydra" e realizzatto da Buster, all'anagrafe Eiji Hashimoto, guarda caso l'autore di Akuji The Demon (e di Guardian of Paradise, la cui recensione è rintracciabile qualche post più indietro), il gioco ci vede al comando di un non meglio identificato eroe che deve recuperare la corona rubata dal dio-serpente Hydra!
Per farlo dovrà esplorare il castello alla ricerca delle chiavi degli otto dungeon e possibilmente di alcuni oggetti magici che lo aiuteranno nell'impresa! Alcuni di questi oggetti saranno indispensabili per poter andare avanti nell'avventura, mentre altri saranno semplicemente di (grande!) aiuto in qualche frangente. La chiave del primo dungeon si trova nel castello, mentre le altre si trovano all'interno dei dungeon! In ogni dungeon si nasconde un boss che difende la chiave del dungeon successivo. Indovinate chi c'è nell'ultimo? Se avete risposto "Hydra!" avete colto nel segno. Naturalmente è solo sconfiggendo questa pericolosa creatura che potremo permettere al nostro alter ego pixelloso di stringere di nuovo tra le mani la corona!



E a proposito di pixel, la grafica, molto colorata, si rifà come stile ad alcuni RPG e platform del Super Nintendo (mi vengono in mente gli episodi della serie Seiken Densetsu), nonostante lo schema di gioco richiami i tanti arcade-adventure che impazzavano sulla console a 8-bit della casa giapponese ma anche sullo ZX Spectrum e sul Commodore 64. In questo caso però non ci sono enigmi da risolvere, ma solo oggetti da raccogliere, interruttori da premere, nemici da sconfiggere. Il nostro eroe è armato di un semplice spadino ma potrà raccogliere lungo la strada (sempre che riesca a trovarle!) alcune armi secondarie come frecce, ascie, boomerang, ecc. Le "munizioni" di queste armi sono limitate, ma è possibile occasionalmente trovarne sconfiggendo i nemici, che possono rilasciare anche dei cuoricini che incrementano la salute del nostro personaggio. Quando questa arriverà al minimo infatti sarà inappellabilmente Game Over!

E' possibile recuperare energia anche nei punti di salvataggio, caratterizzati da un piedistallo su cui ruota un cristallo blu, che si trovano accanto alle porte dei dungeon. A volte è opportuno uscire dal dungeon una volta compiuta un'azione importante o dopo aver raccolto un oggetto nascosto per salvare e non dover rifare tutto il percorso di nuovo; questo perché i dungeon sono piuttosto intricati, e "risolverli" in un colpo solo è un'impresa alquanto masochistica...



Purtroppo per andare avanti nel gioco è necessaria una seppur minima conoscenza della lingua giapponese, dal momento che la funzione degli oggetti è scritta proprio in questo idioma... C'è da sperare però, data la fama di Buster ma soprattutto la bellezza del gioco, che qualche volenteroso utente si butti nell'impresa di tradurre tutto perlomeno in inglese, così com'è stato fatto per Akuji e per Guardian of Paradise!

Concludo parlando delle musiche, realizzate da Matajuurou Minakaze: nonostante il formato midi, sono davvero epiche e ben orchestrate, tanto da meritare, a mio modesto parere, un riarrangiamento con strumenti veri e una trasposizione su CD! Disponendo di un riproduttore di files midi (io consiglio il versatilissimo e gratuito Anvil Studio, che permette anche di vedere le note sul pentagramma!) è possibile ascoltarle prelevandole dalla cartella "midi" (ma va?), così com'è possibile ascoltare gli effetti sonori (cartella "wav").



Forse non si tratterà dell'opera più riuscita di Buster, e magari qualcuno resterà deluso dalla sua brevità (io l'ho finito in meno di tre ore nette, ma in realtà mi è durato quattro o cinque giorni) e dal livello di difficoltà un po' troppo basso, soprattutto verso la fine (a patto però di trovare tutti gli oggetti!), ma Meikyuujou Haidora resta comunque un piccolo capolavoro che ogni amante dei giochi indipendenti e soprattutto del retrogaming dovrebbe provare!


Aggiornamento: ho appena scoperto (purtroppo con un anno abbondante di ritardo) che qualcuno ha realizzato una patch che traduce il gioco in inglese! Potete trovarla qui! Buon divertimento!
 
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